Drive: Automobili nell'arte contemporanea

Galleria d’Arte Moderna, Bologna

December 11, 2005 – March 5, 2006

Prelude #4

1990

Oil on linen

84 x 48 inches; 213 x 122 cm

La Galleria d'Arte Moderna di Bologna, con la partnership di Promotor International S.p.A., la collaborazione di Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ed il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, presenta DRIVE. Automobili nell'arte contemporanea. La mostra, realizzata in occasione del trentennale della nascita del Motor Show di Bologna, coinvolgerà il pubblico della più importante manifestazione fieristica del settore in un viaggio nell'universo delle creazioni artistiche più sorprendenti e scenografiche dell'arte contemporanea. La rassegna comprenderà circa 20 grandi installazioni provenienti da tutto il mondo e sarà accompagnata da un catalogo oggetto edito da Damiani Editore.

 

Drive intende esplorare uno dei più potenti miti della modernità attraverso le opere di alcuni tra i maggiori artisti contemporanei- Franz Ackermann - Mario Airò - Elisabetta Benassi - Peter Cain- Plamen Dejanoff - Sylvie Fleury- Giuseppe Gabellone - Robert Longo - Michel Majerus - Julian Opie - Tobias Rehberger - Jason Rhoades - Bojan Šarčević - Andreas Slominski - Simon Starling - Rirkrit Tiravanija - Costa Vece- Xavier Veilhan - Erwin Wurm - Andrea Zittel indagando il modo in cui gli artisti si siano appropriati e abbiano re-inventato l'estetica dell'automobile, esaminandone il ruolo sociale e l'influenza sull'immaginario collettivo. Se per le avanguardie storiche la macchina era metafora della velocità e del progresso, il mito dell'auto è ancora oggi determinante all'interno delle strategie della comunicazione e del consumismo di massa, di cui elabora le logiche e gli eccessi ma partendo da un punto di osservazione diverso.

 

Elevata allo stato di protesi tecnologica del corpo umano, l'elaborazione del tema dell'automobile ha dato vita a meccanismi di recupero e di appropriazione dell'oggetto. Artisti e designer della seconda metà del secolo scorso, producendo inedite elaborazioni e sorprendenti decostruzioni e ricomposizioni, hanno dato vita a forme totalmente nuove che sono la testimonianza di una trasformazione radicale e di una rinnovata percezione degli oggetti. Le valenze simboliche connesse ad un idea modernista di sviluppo mutano il loro messaggio e diventano lo spunto per una riflessione sul rapporto, a volte conflittuale e contraddittorio, che intratteniamo con la tecnologia.

 

I lavori di Plamen Dejanoff rispondono all'esigenza dell'artista di ridefinire la sua immagine con le stesse strategie di comunicazione di un'azienda multinazionale ed esplorano le connessioni fra cultura ed economia. Ecco allora che i 40 modellini in cristallo presenti in mostra riproducono le automobili ritenute più confacenti alla nuova identità dell'artista, che ha cambiato radicalmente il suo stile di vita attuando un processo di osmosi fra arte e vita.

 

Sylvie Fleury con il neon Faster! Bigger! Better!, collocato sul muro e allestito in una sala dal pavimento rivestito di asfalto, intende esprimere la corsa sfrenata alla soddisfazione di bisogni che diventano sempre più fuori misura e che cambiano con velocità impressionante insieme ai prodotti da consumare voracemente, come appunto le automobili.

 

Jason Rhoades ha completamente distrutto e ricostruito una macchina da corsa utilizzando oggetti di uso comune: le sedie al posto delle ruote, stanghe con ingranaggi che fungono da portantina, tappeti e pacchetti di sigarette. Specchio della nostra realtà consumistica dove le macchine e gli oggetti vengono prodotti e subito dopo trasformati in rifiuto, questa scultura si pone come metafora della dinamica delle interazioni sociali.

 

Simon Starling espone una Fiat 126 modificata, privata del motore ed appesa ad una parete: nel 2002 l'artista ha viaggiato a bordo di questa automobile (costruita nel 1974) da Torino, patria della Fiat, a Cieszyn in Polonia, dove l'auto viene ancora prodotta. Giunto a Cieszyn, Starling ha ricostruito il cofano, il portellone del bagagliaio e le portiere dell'auto con parti di ricambio di colore bianco provenienti dalla fabbrica della Fiat polacca. I colori rosso e bianco ricordano i colori della bandiera (Flaga) polacca, emblematici dei rapporti storici, politici e industriali esistenti tra l'Italia e la Polonia.

 

Xavier Veilhan presenta una ricostruzione artigianale del modello della Ford T la prima, celebre automobile costruita in catena di montaggio, avvicinandosi in questo modo alle logiche della produzione in serie ma inserendo volutamente un elemento di disturbo nella lentezza, quasi comica, con la quale l'automobile scorre sui binari.

 

Rirkrit Tiravanija approfondisce il tema dello spostamento e del viaggio con un'automobile che per il suo carattere polifunzionale propone momenti di convivialità. L'auto, dotata di cucina e videocamere, viaggerà da Zurigo a Bologna appositamente per questa mostra. Il tragitto sarà documentato da un video che verrà proiettato in Galleria.

 

La Fat Car di Ervin Wurm, un'Alfa Romeo dalle forme arrotondate e dalla consistenza apparentemente gommosa, è un'automobile che si gonfia e si deforma in maniera incontenibile e bizzarra con rotoli di grasso che "colano" lungo il cofano e gli sportelli. In perfetta antitesi con l'attuale estetica dominante caratterizzata da una costante ricerca di perfezione fisica, l'obesità della macchina riflette l'opulenza della nostra società dei consumi, verso la quale l'artista esprime con sagace ironia il suo scarso apprezzamento.

 

Anche Andrea Zittel riflette sulle strategie di marketing utilizzate dalle aziende ma sovvertendone le logiche: l'opera eseguita su commissione per la Daimler Chrysler è una struttura circolare in legno la cui moquette blu è un richiamo al brand dell'azienda committente.

 

In omaggio ai trent'anni del Motor Show l'Associazione Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea - Ascom Bologna e Promotor International presentano la mostra "Mito Auto Moto 2". Nella Sala d'Ercole di Palazzo d'Accursio verranno esposte fino al 30 gennaio 2006 circa trenta opere di artisti internazionali a partire dagli anni '50 fino alla più stretta attualità.